ULTERIORE CONFERMA DELL’EFFICACIA DI FERACHEL FORTE: NUOVO STUDIO CLINICO PUBBLICATO SULLA RIVISTA NEPHROLOGY AND RENAL DISEASES

ULTERIORE CONFERMA DELL’EFFICACIA DI FERACHEL FORTE: NUOVO STUDIO CLINICO PUBBLICATO SULLA RIVISTA NEPHROLOGY AND RENAL DISEASES

Un’ulteriore conferma dell’efficacia di Ferachel forte® arriva dal nuovo studio clinico pubblicato online sulla rivista Nephrology and Renal Diseases e condotto in collaborazione con il team di ricerca del Dr. Ennio Duranti del dipartimento di Nefrologia e Dialisi dell’Ospedale “Santa margherita” di Cortona (Arezzo).

Lo scopo dello studio è stato di valutare l’effetto del trattamento con Ferachel forte® in pazienti anziani affetti da insufficienza renale cronica (IRC) in fase avanzata (stadio 3°-5), in confronto ad un precedente periodo di trattamento con terapia endovenosa a base di carbossimaltosio ferrico.

Nello studio sono stati arruolati 21 pazienti (12 uomini e 9 donne) anziani, affetti da insufficienza renale cronica in fase avanzata, che erano in corso di trattamento per anemia sideropenica: emoglobina (Hb) <11 g/dl, saturazione della transferrina <20% e ferritina <100 mcg/L, in terapia conservativa.

Tutti i pazienti sono stati trattati per periodi variabili, ma non inferiori a 2 mesi, con ferro carbossimaltosio iv (500 mg/mese) e quindi l’ultimo controllo ematologico è stato considerato il tempo 0 (T0). Da quel momento, i pazienti arruolati sono stati trattati con Ferachel forte® (Ferro sodico EDTA, Acido folico, Vitamina C, Zinco, rame e selenio) alla posologia di 1 compressa al giorno, per altri due mesi (T1). Sono stati valutati al T0 e al T1 i parametri ematici di emoglobina e sideremia, ferritina e saturazione della transferrina (Tsat), la proteina C-reattiva (PCR) e il consumo settimanale di eritropoietina.

I risultati dello studio hanno mostrato che la funzione renale non è cambiata durante i due mesi di osservazione, infatti, la creatinina sierica è rimasta stabile. Così come non è cambiato il consumo settimanale totale di eritropoietina. Mentre, si è avuto un miglioramento dei valori di Hb (i livelli sono aumentati da 10,3 ± 0,7 g/dL a 11,3 ± 1,1 g/dL) e una riduzione dei livelli di PCR (i livelli sono diminuiti da 1,1 ± 0,3 mg/dL a 0,6 ± 0,2 mg/dL). Inoltre, il trattamento con Ferachel forte® è stato ben tollerato da tutti i pazienti arruolati.

Nei pazienti con IRC in terapia conservativa si preferisce la somministrazione di ferro per via orale, per evitare i rischi derivanti dalla somministrazione di ferro per via endovenosa come gravi reazioni allergiche, potenziale citotossicità, malattia epatica causata dall’accumulo di ferro e aumento del rischio di cirrosi, così come il rischio di sovraccarico di ferro che può causare danni ossidativi al fegato, al cuore, ai reni e una maggiore incidenza di infezioni, aumento dell’infiammazione sistemica e diminuzione delle difese antiossidanti. Tuttavia spesso per le terapie orali a base di sali di ferro tradizionali si verifica scarso assorbimento intestinale (10-15% della dose somministrata) e/o effetti collaterali, come dolore addominale, gastralgia, nausea, vomito, diarrea.

Il trattamento con Ferachel forte® fornisce un’alternativa terapeutica sicura ed efficace alla terapia orale convenzionale, con un’efficacia equivalente a quella del ferro per via endovenosa, con incremento significativo dei valori di emoglobina e mantenendo i dosaggi di eritropoietina invariati.

Infine, un aspetto particolarmente interessante è la significativa riduzione della PCR, che permette di confermare risultati di precedenti studi in cui l’utilizzo di Ferachel forte®ha permesso non solo il miglioramento dei parametri ematici relativi allo stato anemico ma anche di quelli relativi allo stato infiammatorio del paziente con IRC.

Per maggiore approfondimento consultare l’articolo al link: https://oatext.com/pdf/NRD-6-190.pdf

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