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L’importanza del ferro per i donatori di sangue

Covid-19, da Aqma 50mila integratori alle strutture sanitarie
4 Giugno 2020
Da AQMA Italia SpA un supporto e un ringraziamento ai medici e operatori sanitari impegnati nell’emergenza coronavirus
1 Luglio 2020

“Ottimizzano il recupero e i tempi di donazione”

In questi giorni in cui si sta diffondendo il Covid-19, gli appelli a donare sangue, dopo il repentino calo dei giorni scorsi, si susseguono a ritmo incessante. La risposta dei volontari non si è fatta attendere, tanto da ricomporre in breve tempo le riserve standard. La donazione di sangue, benché sostanzialmente non provochi alcun danno alla salute del donatore, può tuttavia causare nel tempo una progressiva diminuzione dei depositi di ferro, soprattutto nelle donne in giovane età o nei donatori che assumono scarse quantità di ferro con la dieta. Le eventuali carenze sono facilmente evidenziabili attraverso il dosaggio della ferritina, che è uno degli esami che vengono effettuati a cadenza annuale.

“Nutraceutici funzionali a base di ferro  come dimostrato da Studi  scientifici avvalorano l’importanza della supplementazione con ferro per via orale nei donatori di sangue ottimizzando il recupero e i tempi di donazione – spiega Michele Pironti, direttore generale di Aqma Italia spa -. La nostra azienda con la linea ferachel composta da ferachel forte compresse e ferachel gocce a base di ferro sodico edta in associazione con acido folico, vitamina c, rame, zinco e selenio cerca di contribuire attivamente al recupero delle riserve di ferro ottimizzando i valori di emoglobina per ridurre i tempi di donazione secondo le linee guida vigenti”.

Fra i donatori di sangue con livelli emoglobinici normali, l’integrazione del ferro a basse dosi per via orale riduce il tempo di ripresa dal calo nella concentrazione di emoglobina che si verifica dopo la donazione, a prescindere dai livelli di ferritina del donatore (un marcatore dell’entità dei suoi depositi di ferro). Si stima che il 25-35% circa dei donatori di sangue vada incontro ad una deplezione di ferro a fronte delle donazioni regolari effettuate: benchè negli USA la donazione di sangue sia consentita ogni 8 settimane, il ritorno dell’emoglobina agli standard attualmente accettati è spesso ritardato, ed alcuni donatori divengono anemici. I livelli emoglobinici e di ferro stanno ottenendo sempre più attenzione come elementi correlati alla sicurezza per la salute del donatore, anche in relazione ai dati di recente raccolta secondo cui la deplezione di ferro è associata ad affaticamento, riduzione della capacità d’esercizio e cambiamenti neurocognitivi. Secondo una ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista JAMA (Journal of American Medical Association), condotta su uno studio clinico randomizzato condotto su 215 donatori di sangue, divisi in due gruppi, è stato evidenziato che:

Gruppo 1: ha ricevuto integrazione orale di ferro (in dose pari a 37,5 mg di ferro elementare) per 24 settimane dopo la donazione di 500 ml di sangue intero

Gruppo 2: nessuna integrazione di ferro.

All’interno di questi gruppi sono stati distinti i donatori con livelli bassi di ferritina (≤ 26 ng/mL) e quelli con livelli alti di ferritina (> 26 ng/mL).

Sono stati valutati i seguenti endpoint:

  • tempo di recupero dell’80% dell’emoglobina persa con la donazione
  • tempo di recupero del livello di ferritina iniziale, utilizzata come misura delle scorte di ferro.

I risultati mostrano che rispetto ai partecipanti che non hanno ricevuto l’integrazione di ferro, quelli che l’hanno assunta hanno manifestato una riduzione del tempo di recupero dell’80% dell’emoglobina persa con la donazione in entrambi i gruppi a bassa ferritina e ad alta ferritina. In particolare, nel gruppo di pazienti con bassa ferritina c’è stato un tempo di recupero medio di 32 giorni, nei pazienti che hanno ricevuto ferro orale, rispetto a 158 giorni nei pazienti che hanno assunto placebo. Similmente, nel gruppo di pazienti con alta ferritina il tempo di recupero medio dell’80% dell’emoglobina è stato di 31 giorni, nei pazienti che hanno ricevuto ferro orale, rispetto a 78 giorni nei pazienti che hanno assunto placebo.

Il recupero dei depositi di ferro in tutti i partecipanti che hanno ricevuto l’integrazione è avvenuto in media in 76 giorni, mentre per i donatori che non hanno assunto ferro il tempo medio di recupero è stato superiore a 168 giorni. Inoltre, il 67% dei partecipanti che non ha assunto integrazione con ferro non ha recuperato i depositi di ferro entro 168 giorni.

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